giovedì 24 marzo 2016

Indicazioni liturgiche per vivere meglio il Giovedì Santo

PER CELEBRARE IL GIOVEDI' SANTO
Primo rito significativo, a cui non sempre è dato il dovuto spazio, è l’accoglienza degli oli santi, benedetti al mattino dal vescovo nella Messa del crisma. Come suggerito dallo stesso Messale romano, gli oli devono essere portati in chiesa con la processione d’ingresso della Messa nella Cena del Signore perché la comunità parrocchiale li accolga, quale segno di comunione con il vescovo che li ha mandati e con tutte le altre comunità parrocchiali e religiose che li condividono.
Le ampolle, inoltre, non vanno immediatamente riposte nella teca degli oli, ma è bene deporle sulla mensa, in un punto visibile dall’assemblea, per essere incensate insieme allo stesso altare...




La lavanda dei piedi... necessita di essere celebrata bene perché appaia nel suo reale e pieno significato. .... Il messaggio che deve raggiungere i fedeli che partecipano alla celebrazione, infatti, non dev’essere quello di una sorta di quadro scenico sull’ultima cena, quanto l’idea del servizio umile verso il prossimo, del quale Gesù si è fatto modello con il suo gesto di lavare i piedi, ovvero di farsi servo tra i servi. La semplicità dei gesti nella lavanda, l’assenza di luci troppo accecanti sul luogo ove si svolge il rito, la sobrietà nello svolgimento generale dell’azione liturgica, seppur non depauperata dei suoi aspetti essenziali, farà sì che l’aspetto rappresentativo ceda il passo a quello ripresentativo invitando alla riflessione.

Qualche parola va spesa, infine, sull’adorazione eucaristica che segue la Messa della Cena, dopo che l’Eucaristia è solennemente portata all’altare della reposizione. Quest’ultimo non deve avere l’aspetto del sepolcro: non è infatti la tomba di Cristo, ma il luogo dove adorare l’Eucaristia istituita nella celebrazione appena conclusa. Il significato di questa adorazione allora dev’essere quello di sottolineare il rapporto tra la celebrazione eucaristica e il suo prolungamento nell’adorazione,
nonché l’idea della presenza reale e permanente di Cristo nell’Eucaristia.
(Valeria Trapani, "La Vita in Cristo e nella Chiesa", n. 3/2016, pp. 25-26)


L' altare della Reposizione


« Nobiltà e decoro»
L’ Eucaristia è il piccolo lievito che la Trinità beata ha gettato nella grande massa del mondo, e tutta l’ umanità ne è in fermento( Ascensione pag.86 ) – Beato Giustino Russolillo

Il luogo dove viene riposto e custodito il Pane eucaristico dopo la Messa “ in Coena Domini “, il Giovedì santo sera, continua ancora oggi da parte di molti fedeli ad essere chiamato “ sepolcro “. La Chiesa nostra madre, ci esorta a correggere questo termine che risulta improprio. Definire “ sepolcro “ il luogo dove è riposta l’ Eucaristia non è corretto come si diceva prima, in quanto è un termine che si riferisce prettamente nell’ ambito di una pietà che non riguarda la verità della liturgia, ma piuttosto alla devozione.
 La Congregazione per il Culto divino, scrive al riguardo: «Si eviti il termine stesso di “sepolcro”: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare “la sepoltura del Signore”, ma per custodire il pane eucaristico per la comunione che verrà distribuita il Venerdì della Passione del Signore» (Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 55 del 1988). Queste parole dovrebbero orientare anche l’arredo, che non prevede la presenza di statue o immagini (a meno che non siano affreschi o dipinti che fanno parte della cappella!) e tanto meno una loro apposita collocazione.
L’arredo quindi dovrebbe essere festivo e anche di buon gusto. «Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità, dal momento che ha già avuto inizio il giorno della Passione del Signore» (ivi, 56). Il buon senso e il buon gusto devono suggerire quali luci accendere la mattina del Venerdì santo affinché gli occhi e il cuore si orientino al particolare mistero di questo giorno senza venir meno all’onore dovuto alla custodia eucaristica. Si riservi una cappella per la custodia del Santissimo Sacramento e si orni in modo conveniente, perché possa facilitare l’orazione e la meditazione si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla Liturgia di questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario. Se il tabernacolo è collocato in una cappella separata dalla navata centrale, conviene che in essa venga allestito il luogo per la reposizione e l’adorazione ( ivi, 49 ).
Non si può, dunque, alimentare una pratica che non si adatta neppure nel “ nome “ alla verità della liturgia. Questo non impedisce di incoraggiare ed educare i nostri fedeli a visitare le chiese,magari sette, a intrattenersi e adorare la presenza eucaristica, dinanzi agli “ altari della reposizione “, preparati con immensa cura e circondati di solennità. ( da La Vita in Cristo e nella Chiesa ).

Risulta dunque evidente come la fioritura del Giovedì santo mai potrà prevaricare i temi della giornata; si consiglia quindi di evitare quelle esagerazioni che - quando non disturbano e non distraggono dalla partecipazione piena, attiva e consapevole alla celebrazione – quantomeno anticipano ingiustificatamente la festa della Pasqua. La fioritura, possibilmente di stagione e sui toni del bianco, andrà senza dubbio ad onorare l’altare della reposizione, ( lungi dall’essere un “sepolcro”, sarà convenientemente ornato),  presso il quale i fedeli adoreranno il pane vivo; un piccolo richiamo, un sobrio bouquet che ne richiami toni e materiali, potrebbe essere collocato nei pressi dell’altare principale. Una precisazione sembra doverosa sul colore della fioritura: accanto al bianco non sembra esagerato accostare un rosa tenue, colore che rimanda alla primavera che sta per venire.

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